mercoledì 23 settembre 2009

Quando si dice "dialogo"


Ci sono, ahimè, parole di per sè nobili e apprezabili, che vengono ripetute e abusate così tanto spesso e in così tanti contesti che finiscono col perdere ogni significato concreto e alla fine non gli rimane più nessun senso apparte una vaga idea di bontà. Una di queste parole è "dialogo", termine che in genere viene utilizzato più che altro per mostrare quanto si è disponibili e diplomatici, che si vuol far prevalere le proprie idee con le sole parole. Ma la vera essenza del dialogo (e questo purtroppo non è compreso dai più che fanno sfoggio di questa parola) non è il parlare, ma l'ascoltare, cosa che di questi tempi ben pochi sanno fare, tutti preoccupati come sono a far prevalere la propria voce in un mondo fatto di bocche che si uralano addosso ma di ben poche orecchie disposte ad ascolatre. Non si capisce che il vero scopo di un dialogo non è persuadere gli altri delle proprie convinzioni, ma la comprensione reciproca: capire cosa vuole dire l'altro e far capire all'altro cosa vuoi dire tu, senza la pretesa da parte di entrambi di voler affermare la propria opinione come unica valida. Può darsi che nessuno cambi idea, ma il fatto che ognuno possa comprendere le motivazioni dell'altro è già un grandissimo progresso. Ecco quello che dovremmo fare: sforzarci meno a dimostrare che le nostre idee siano le uniche legittime e sforzarci di più a capire ad ascoltare e capire le idee di tutti. Altrimenti quello che ci rimane è un sistema dove tutti parlano inutilmente perchè tanto si ascolta solo quel che si vuol sentire.

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