mercoledì 23 settembre 2009

Quando si dice "dialogo"


Ci sono, ahimè, parole di per sè nobili e apprezabili, che vengono ripetute e abusate così tanto spesso e in così tanti contesti che finiscono col perdere ogni significato concreto e alla fine non gli rimane più nessun senso apparte una vaga idea di bontà. Una di queste parole è "dialogo", termine che in genere viene utilizzato più che altro per mostrare quanto si è disponibili e diplomatici, che si vuol far prevalere le proprie idee con le sole parole. Ma la vera essenza del dialogo (e questo purtroppo non è compreso dai più che fanno sfoggio di questa parola) non è il parlare, ma l'ascoltare, cosa che di questi tempi ben pochi sanno fare, tutti preoccupati come sono a far prevalere la propria voce in un mondo fatto di bocche che si uralano addosso ma di ben poche orecchie disposte ad ascolatre. Non si capisce che il vero scopo di un dialogo non è persuadere gli altri delle proprie convinzioni, ma la comprensione reciproca: capire cosa vuole dire l'altro e far capire all'altro cosa vuoi dire tu, senza la pretesa da parte di entrambi di voler affermare la propria opinione come unica valida. Può darsi che nessuno cambi idea, ma il fatto che ognuno possa comprendere le motivazioni dell'altro è già un grandissimo progresso. Ecco quello che dovremmo fare: sforzarci meno a dimostrare che le nostre idee siano le uniche legittime e sforzarci di più a capire ad ascoltare e capire le idee di tutti. Altrimenti quello che ci rimane è un sistema dove tutti parlano inutilmente perchè tanto si ascolta solo quel che si vuol sentire.

domenica 13 settembre 2009

L'estate se ne va

Metà settembre... puntuale ed inevitabile, tutti gli anni. E' una di quelle date che ti cascano addosso senza preavviso, ti distrai un attimo (ci sono così tante cose da fare in soli tre mesi) e appena ti riprendi dai un'occhiata al calendario e ti accorgi che fra pochi giorni ricomincia la scuola. Poi esci, ti guardi attorno e magari vedi (brivido) le prime foglioline che cadono dagli alberi, lasciate in balia del vento. Proprio in quel momento ti rendi improvvisamente conto che (altro brivido) non fa più poi così caldo. Proprio tu che fino a poco fa (ma poco quanto? A te sembrano appena pochi minuti) ti lamentavi dell'afa soffoante ti chiedi se siagià il caso di andare a ripescare dall'armadio qualche indumento più pesante. E poi ci sono i compiti (ah già, c'erano anche quelli!) i libri di scuola, i propositi, le ambizioni, gli obbiettivi e tutti quegli altri grandi e piccoli riti che precedono l'inizio dell'anno scolastico. Guardati, hai già lo zaino in spalla e già stai camminando verso scuola con chissà quali pensieri nella testa. Su, è ora di guardare in faccia la realtà: l'estate è finita. Ma chissà, forse prima di quanto pensiamo ci piomberà adosso (però con la dolcezza di una carezza) anche il prossimo Giugno...

sabato 5 settembre 2009

Così va il mondo

"Così va il mondo", ecco l'alibi migliore del mondo. Perchè? Perchè è una giustificazione dal valore doppio, vale sia per i carnefici che per le vittime; giustifica colui che fa il male sapendo di farlo, ma anche colui che il male lo subisce o chi comunque vorebbe fermarlo ma non è in grado di farlo. Con "così va il mondo" si possono giustificare le azioni più spregievoli, con la semplice ma efficace scusa che una azione sbagliata in più non cambia proprio nulla in una realtà che è fatta girare da errori e comportamenti riprovevoli; è un po' come dire"il mondo è fatto così, perchè io dovrei comportarmi diversamente", l'azione discutibile diventa quindi un adattarsi all'andazzo generale. "Così va il mondo" è l'alibi di coloro grazie ai quali il mondo va "così". Ma la scusa non è usata solo da questi. Anche da chi subisce dalle scelte sbagliate di altri, anche da chi è contrario a simili comportamenti ma non fa nulla per fermarli. Si dice "così va il mondo" per giustificarsi sopratutto con se stessi. E' un alibi per chi vorebbe vedere il mondo diverso ma non fa nulla per cambiarlo, per chi subisce le ingiustizie ma non tenta neanche di ribellarsi, per chi preferisce rassegnarsi a ciò che si ritiene piuttosto che lottare far valere la propria opinione. Per paura di fallire si preferisce etichettare la realtà come immutabile... la scelta più comoda per tutti.